24 Settembre 2002 - Il crollo delle Borse di lunedì 23 settembre è un segnale di paura . Di una paura che sta dilagando . Di una paura , forse esagerata , ma reale . La paura che l’economia mondiale non riesca più a riprendersi.
L'esito delle elezioni tedesche non ha aiutato a fare chiarezza in un’ Europa priva di mordente , confusa nelle scelte economico-sociali da intraprendere e troppo dipendente dagli umori americani.
Gli USA da parte loro stanno attraversando un periodo difficile , e stanno pagando le esuberanze degli ultimi anni. Il superindice , quello che fotografa le aspettative per i prossimi mesi, ha fatto segnare ad agosto un ribasso dello 0,2 % , indicando che la ripresa economica sarà ancor più lenta di quanto previsto.
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A differenza di altri periodi storici la crisi economica Usa si aggiunge al rallentamento delle altre economie mondiali , Germania in primis. La paura di una deflazione sulla falsariga di quanto avvenuto in Giappone , comincia ad affiorare.
Il crollo borsistico di queste ultime settimane avrà infatti un impatto pesante sui conti delle aziende. La preoccupazione maggiore è che la crisi finanziaria contagi i consumatori , li induca a chiudersi a riccio , a spendere di meno.
E’ un circolo vizioso questo pericoloso, che potrebbe ritardare ancor più la ripresa economica e che potrebbe far scoppiare innanzitempo la “bolla speculativa‿ immobiliare.
In questo quadro la speranza che Alan Greenspan , il Presidente della Fed , riesca a trovare una soluzione miracolosa , come avvenuto in altri momenti , è vana per una serie di motivi.
L’ arma che ha a disposizione Greenspan è spuntata . I tassi Usa sono ai minimi storici e la possibilità di altri tagli è molto limitata. Inoltre , il taglio dei tassi non si addice ad una fase deflattiva dell’economia. È molto più saggio in questo momento agire tagliando le tasse , forse sacrificando qualche privilegio sociale.
Come nei momenti di burrasca , i problemi si sommano.
I mercati mondiali risentono dell'effetto degli scandali finanziari emersi in questi ultimi mesi in Usa , testimonianza di una incredibile leggerezza nei controlli.
Ora si temono altre spiacevoli sorprese, soprattutto tra le banche e le finanziarie. La lunga crisi di Borsa ha influito sull’andamento dei derivati. La certezza matematica alla base del loro successo forse si è sgretolata di fronte alla scarsa razionalità delle Borse.
Maurizio Zani
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